Libertate

Libertate è Trebbiano di Soave in purezza da neri suoli vulcanici; la vinificazione in acciaio e anfore di terracotta lo lascia libero di esprimere la propria giovanile esuberanza e di essere autenticamente se stesso.
Il Trebbiano di Soave è un vitigno autoctono ormai quasi scomparso nelle cui potenzialità Balestri Valda ha sempre creduto.
Le etichette coloratissime, una diversa dall’altra, parlano chiaro: questo vino vuole essere un inno alla tenacia ma anche alla fantasia e alla libertà.

Il vitigno autoctono Trebbiano di Soave

Il vitigno è di origine antichissima e già conosciuto in epoca romana. Storicamente è stato sempre coltivato sulle colline di Soave fino a quando negli anni ’80 del secolo scorso anche nel nostro territorio si sono diffuse le varietà internazionali e molti vigneti autoctoni sono stati purtroppo espiantati.

 

Oggi siamo rimasti in pochi produttori a coltivarlo e ancora in meno a vinificarlo in purezza.
A noi di Balestri Valda questo vitigno autoctono vigoroso e rustico è sempre piaciuto; fin dai nostri inizi l’abbiamo utilizzato con soddisfazione nel classico blend con la Garganega.
Nel 2016, dopo anni di sperimentazioni, è arrivato Libertate, 100% Trebbiano di Soave vinificato in acciaio e anfore di terracotta.

 

CARATTERI AMPELOGRAFICI DEL TREBBIANO DI SOAVE

 

Germoglio ad apice espanso, cotonoso, verde-biancastro con sfumature rosate ai bordi, foglioline apicali un po’ piegate, di colore verde-biancastro con sfumature rosate, cotonose sulla pagina inferiore.

 

Grappolo medio, compatto o semicompatto, conico, alato, acino medio, rotondo, di colore verde-giallastro, buccia consistente ed un po’ pruinosa; polpa succosa, di sapore dolce.

 

Foglia media, pentagonale, trilobata, lembo leggermente ondulato, verde scuro, cotonosa la pagina inferiore; i lobi della foglia del seno peziolare si sormontano.

Vini e vulcani

I vigneti Balestri Valda si collocano all’interno di un grande bacino vulcano-tettonico delimitato a ovest dalla linea di Castelvero e a est dalla linea Schio-Vicenza.

 

Esiste una relazione tra suoli composti da basalti e la ricchezza gustativa e l’equilibrio che si riscontrano nei vini che da essi provengono.

 

I basalti sono rocce vulcaniche che si sono formate per cicli successivi di eruzioni che si sono protratti per tre cicli geologici, tutti in ambiente sottomarino. Le eruzioni hanno dato origine a prodotti vulcanoclastici di diversa colorazione dal grigio, al giallo, al rossiccio, in relazione all’ambiente di formazione e al grado di ossidazione. L’azione degli agenti esogeni ha poi agito in modo differenziale sui diversi substrati vulcanici, contribuendo a rimodellare il paesaggio e a portarlo alle sue forme attuali.

 

I basalti poveri in silicio e ricchi in magnesio e ferro, tendono ad assorbire tra l’85% e il 99% dei fosfati aggiunti a queste rocce. Di conseguenza eventuali fertilizzazioni periodiche vanno ridotte notevolmente a livello di frequenza, anche in virtù delle forti capacità drenanti di queste rocce.

 

Ma nei nostri suoli non c’è solo il basalto; il sasso nero si mescola infatti con il calcare bianco creando una miscela di minerali da cui la vigna sa trarre beneficio.

 

I calcari sono ciò che resta di antichi fondali sottomarini; questi sedimenti ricchi in carbonato di calico, depositandosi sul fondo del mare, hanno intrappolato animali e conchiglie che oggi ancora possiamo riconoscere in fossili dalle forme più curiose e varie.